La Repubblica - 5 aprile 2019
Roberto Petrini
Quota 100 frena la crescita. Per il 2020 manovra da 26 miliardi. Disattesi gli impegni con la Ue, il deficit dal 2,04 torna al 2,4%
Il Pil si riduce allo 0,2 per cento, il deficit sale al 2,4 per cento, il debito cresce di quasi 2 punti e si colloca al 132,6 per cento. Sono queste le cifre contenute nella bozza del Def, documento di economia e finanza, che Repubblica è in grado di anticipare a cinque giorni dalla data prevista dalla legge per il varo.
Il Documento, approntato dal ministro del Tesoro Tria e dai suoi tecnici, corrisponde all'intento di una operazione verità sui conti pubblici. Per il prossimo anno, se si vorrà evitare l'aumento dell'Iva, sarà necessaria - secondo le indicazioni del governo - una manovra di 26,4 miliardi.
La crescita si contrae
Il nodo del Pil è il più scottante. La crescita, come è noto, era stata fissata nel dicembre scorso all'1 per cento. Oggi il tendenziale, cioè l'andamento a bocce ferme, scenderebbe allo 0,1 per cento e con i due decreti crescita e sblocca-cantieri, che contribuiranno con un ulteriore 0,1 per cento, sarà programmata allo 0,2 per cento.
Le motivazioni che il Def porta per la contrazione del Pil sono di tre ordini di motivi: il primo riguarda la riduzione del commercio mondiale e la crisi della Germania.
Gli altri due sono di natura interna e riguardano quota 100 e il cosiddetto effetto spread. "La revisione del sistema pensionistico in base alla cosiddetta Quota 100 avrebbe - scrive il Def - un lieve effetto negativo quest'anno", dunque la riforma pensionistica per il Tesoro non avrebbe contribuito alla crescita come più volte si è detto da parte della maggioranza gialloverde, soprattutto di parte leghista.
Infine, terzo elemento, quello che la stampa ha chiamato effetto spread: ai fattori esterni, spiega il Documento , "si è assommato a partire dal secondo trimestre un marcato rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato, che si è accompagnato ad una maggiore cautela da parte di imprese e famiglie". Una tesi, più volte avanzata da Fmi e Commissione che hanno parlato di incertezza politica, ma che la maggioranza gialloverde ha sempre negato. L'operazione verità continua con la seguente affermazione: "Ciò detto, va sottolineato che la previsione di Pil del 2019, pur essendo notevolmente rivista al ribasso, è soggetta a rischi al ribasso" legati a protezionismo, geopolitica, industria auto e componentistica.
Anche per il 2020, secondo le tabelle cruciali contenute nella bozza del "capitolo I" del Def la crescita del Pil programmatica sarà ridotta rispetto alle previsioni: 0,7 contro l'1,1 per cento stimato nel dicembre scorso.
Manovrina da 2 miliardi
Il Def fissa il deficit-Pil di quest'anno al 2,4 per cento contro il 2,04 per cento sul quale ci eravamo impegnati con Bruxelles. Una conferma in questo arriva da Luigi Di Maio, intervistato dal quotidiano tedesco Die Welt. Il vicepremier si spinge anzi a ipotizzare anche un 2,5. Il Def spiega che per 0,3 è colpa della cattiva congiuntura, con relative minori entrate, ma per 0,1 da una "diversa valutazione di rimborsi e compensazioni d'imposta". Di conseguenza il Def annuncia che "il governo intende attuare la clausola contenuta nella legge di Bilancio 2019, in base alla quale due miliardi di euro di spesa delle amministrazioni centrali resteranno congelati anche nella seconda metà dell'anno". È la cosiddetta manovrina-bis chiesta a garanzia negli accordi di dicembre con Bruxelles.
Cosa accade nel 2020?
Il rapporto deficit-Pil viene fatto crescere dall'1,8 programmato nel dicembre scorso al 2,1 per cento. In termini tecnici questo dato va letto insieme alla variazione del disavanzo strutturale, cioè al netto degli effetti della congiuntura: questa variazione è tendenzialmente positiva, di +0,4 per cento, e il governo intende farla scendere allo +0,2. Di conseguenza, come si dice a pag. 52, "l'aggiustamento fiscale per il 2020 ammonta allo 0,2 per cento del Pil", ovvero circa 3,4 miliardi. Se si vorrà evitare l'aumento dell'Iva che costa 23 miliardi - decisione che il Def rimanda alla "nota di aggiornamento" di settembre alludendo a "misure alternative" - servirà così una manovra di 26,4 miliardi.
Rischio debito
Il debito pubblico nel 2019 crescerà di 2 punti rispetto alle previsioni: dal 130,7 stimato nel dicembre scorso al 132,6 programmato nel Def "pur includendo i proventi delle privatizzazioni pari all'1 per cento del Pil" (tutte ancora sulla carta). Per il prossimo anno il target si alza al 131,7 (rispetto al 129,2 per cento previsto), nel 2021 sarà 130,7 e nel 2022 del 129,5. Un ulteriore 0,3 di Pil di privatizzazioni viene preventivato per il prossimo anno.
E l'Europa?
Il consuntivo del 2018 segnala che il saldo strutturale, rilevante ai fini delle regole europee è rimasto invariato invece di migliorare, come da accordi, dello 0,3. Dunque siamo in difetto. Per il 2019 invece l'Italia conta su una interpretazione "non letterale" delle regole e sulla minore crescita. Tutto ciò dovrebbe tenerci fuori dal cartellino rosso.
GRANDISSIMO GIORNALISTA
Preferirei ricordarlo come GRANDISSIMO DIRETTORE; la patente di grandissimo giornalista la riserverei algli Ansaldo, ai Montanelli e a qualche altro
Qualche palla alla fine casca anche al miglior giocoliere.....e normalmente chi è al governo non è assolutamente classificabile come "miglior"