Scrive il Prof. Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera di sabato 9 dicembre: “C’ è una sorta di strabismo che colpisce i politici quando si avvicinano le elezioni. Volendo acquisire consenso, l’unica strada che riescono a percorrere è quella delle promesse. Promesse con cui vorrebbero rendersi paladini dei cittadini. E che quasi mai riescono a realizzare visto che, come spesso accade, sono promesse basate su maggiori spese che i conti dello Stato non consentono. Non è spiegabile altrimenti come negli ultimi anni si siano smarrite strade che ormai sembravano acquisite e che portavano benefici alla maggioranza dei cittadini, non a lobby organizzate. Il caso della concorrenza è emblematico.” E prosegue più avanti: “Ci sono voluti 30 mesi perché quella legge sulla concorrenza venisse approvata dal Parlamento. In quei 30 mesi le mille piccole rendite (tutte sulle spalle dei cittadini) che il testo iniziale della legge cercava di ridurre vennero in gran parte salvate, ad esempio continuando ad obbligare i cittadini a rivolgersi a un notaio per costituire una srl semplificata o per cederne le quote. O mantenendo il monopolio legale di Poste italiane sulla consegna degli atti giudiziari. Quegli interessi particolari però non si sono accontentati. Ad esempio, la legge sulla concorrenza faceva un piccolo passo avanti per liberalizzare le farmacie: non aumentava le licenze ma almeno consentiva di trasferirle a società di capitali, con ovvi vantaggi per i consumatori che avrebbero potuto beneficiare dei minori costi di gestione di una grande farmacia rispetto a una piccolina. Puntualmente pochi giorni fa è stato approvato un emendamento alla Legge di Bilancio 2018 il cui scopo è dare un sussidio alla Cassa di Previdenza dei farmacisti facendolo pagare alle società che acquisiranno farmacie. E ciò nonostante che quelle società e quei dipendenti già versino i contributi previdenziali. Insomma un regalo ai farmacisti che ostacolerà la crescita delle farmacie e quindi i benefici per i consumatori.” Il testo complete dell’articolo del Giavazzi a:
Quello che il Giavazzi non sembra prendere in considerazione è che moltissime farmacie sono proprietà dei Comuni che con gli utili delle farmacie si finanziano. La cosa mi ha sempre dato molto fastidio. Prima di tutto perchè gran parte degli utili delle farmacie proviene da farmaci pagati attraverso le Regioni dal SSN e mi sembra un assurdo costo amministrativo il fatto che il cittadino paghi le tasse (imposte ecc.) allo Stato che ne gira una parte alle Regioni che ne usano una parte per pagare i medicinali che vengono dispensati dalle farmacie che su questi fanno degli utili che alla fine servono a fornire attraverso il Comune un servizio al cittadino come la scuola primaria ecc.. Forse si potrebbe evitare questo giro certamente costoso. E poi i Comuni hanno le farmacie perchè la legge istitutiva dei Comuni (credo una legge che risale ancora a fine ‘800) tra i compiti dei Comuni comprende quello di tenere un armadio farmaceutico, diventato adesso col tempo e con l’abuso una catena di farmacie. Ma la ricordata legge prevede anche il compito di tenere una scorta di derrate alimentari, di combustibili e forse di altri generi di prima necessità a fronteggiare emergenze nel caso il Comune, specie se isolano o montano, resti isolato: un Comune intraprendente potrebbe così diventare gestore di supermercati e impianti di distribuzione del carburante! Altro che addio alla concorrenza e al libero mercato!