I messaggi anonimi alla vedova dello skipper
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta
di Giulio De Santis - Milano, 27 ottobre 2018
Da un anonimo messaggio su Facebook parte il tentativo della Procura di Roma per risolvere il giallo della scomparsa di Aldo Revello e Antonio Voinea, i due velisti dispersi tra le Azzorre e il Portogallo lo scorso 2 maggio. La pm Silvia Sereni, titolare dell’inchiesta per ora senza ipotesi di reato, ha disposto accertamenti per scoprire l’identità del testimone che ha raccontato attraverso il social network a Rosa Cilano, la moglie di Revello, cosa sarebbe successo sei mesi fa nelle acque dell’oceano Atlantico. Questo il testo del messaggio — scritto in inglese — mandato da un contatto, senza nome e privo di foto, al profilo della signora, mamma di due ragazzi: «Aldo e Antonio sono morti, il Bright è stato speronato da una nave cargo».
Risalire all’identità del mittente è considerato dagli inquirenti il passaggio chiave per fare luce sull’incidente in cui sono incorsi i due uomini nella scorsa primavera. Questo è, infatti, il principale indizio in mano alla Procura, in una vicenda altrimenti avvolta nel mistero. Gli investigatori stanno verificando l’attendibilità della segnalazione. È possibile effettivamente che il messaggio sia stato scritto da qualcuno, forse un marittimo, che ha assistito all’incidente e che pertanto è a conoscenza di cosa sia accaduto. Alcuni dettagli, mai resi pubblici dalla donna e ora messi a disposizione degli inquirenti attraverso l’avvocato Riccardo Egidi, sembrano avvalorare questa ipotesi, perché combaciano con quanto rivelato dall’anonimo in altri messaggi dopo il primo. Il mittente, però, è stato attento a nascondere le sue tracce, facendo in modo che fosse impossibile risalire al luogo e al dispositivo da cui ha fatto partire il testo. Non è neanche da escludere che si tratti di un mitomane, seppure in possesso di ottime conoscenze informatiche.
Un passo indietro allo scorso 2 maggio. Aldo e Antonio sono a bordo della barca a vela «Bright», 14 metri, con destinazione La Spezia; provengono dalla Martinica, nei Caraibi. Entrambi sono velisti esperti. Alle 13,38 attivano, all’improvviso, l’Epirb (il trasmettitore di localizzazione d’emergenza). L’allarme proveniente dal sistema satellitare dell’imbarcazione arriva al centro di Coordinamento del Soccorso marittimo Portoghese (Mrcc) Delgada, nell’Atlantico. In quel momento la barca è a circa 300 miglia a est di Sao Miguel, nelle Azzorre. Quello è l’ultimo segnale. Sulla sorte della barca e dei due velisti cala il più inestricabile dei misteri. Vengono fatte ricerche approfondite, ma dell’imbarcazione non rimane nulla. Vengono ritrovati tre giubbotti salvagente insieme ad alcune scatole e dei contenitori per carburante. Oggetti che potrebbero appartenere al natante. Quanto sia ingarbugliata la vicenda lo testimonia il diario di bordo inviato via telefono satellitare il 1 maggio, quindi il giorno prima, dove Aldo scrive: «Che giornate meravigliose. Il Bright corre sereno senza sforzo oggi al gran lasco e macina miglia». La barca pertanto, fino al 2 maggio, non ha mai avuto problemi.
Resta da capire cosa ha visto la fonte anonima. «Da un mese questa persona mi scrive; ha fornito dettagli troppo precisi per pensare non siano veri. E combaciano tutti con i dubbi che avevamo sin dall’inizio» ha detto Rosa Cilano, la moglie di Revello. Il suo legale invece non commenta, spiegando che questa fase delle indagini è delicata e qualunque voce inappropriata potrebbe compromettere l’esito delle ricerche.
Grazie, molto interessante e credibile questa ipotesi; spero che il caso prenda la piega giusta. Il riserbo che c'è stato fino ad ora lascerebbe ben sperare.
E' probabile che i testimoni oculari (massimo 2/3 membri dell'equipaggio) della collisione abbiano nascosto l'incidente al Comandante o alla catena di comando, in quanto direttamente responsabili dell'accaduto. Poi, qualcuno di loro ci ha ripensato e ha fatto aprire le indagini. Comunque, si possono fare riscontri certi per appurare se il cargo ha avuto una collisione con la barca a vela, esistono le registrazioni delle posizioni, l'impatto lascia delle tracce sulla carena, al limite si potrebbe commissionare la localizzazione del relitto e verificare con un ROV se ci sono state collisioni (ammesso che ci sia qualcuno disposto a pagare la ricerca).
Gli equipaggi delle navi mercantili sono ormai un miscuglio di razze di culture e di preparazione professionale incerta; spesso non riescono a comunicare tra loro.
Credo che i tempi sono maturi per modificare i regolamenti internazionali e prevedere una automazione spinta nella condotta della navigazione, almeno per certe tipologie di navi mercantili (alcune grandi compagnie di navigazione hanno commissionato lo studio per navi "unmanned"). Il problema da risolvere per una nave senza equipaggio sarebbe quello di dovere scongiurare la pirateria ed il terrorismo. Ci potrebbe essere sempre la via di mezzo. Equipaggio molto ridotto ma più addestrato e certificato con automazione spinta per la condotta della navigazione e altre funzioni automatizzabili.
A presto
Turi