John FISHER, nativo di Southampton e residente ad Adelaide, è disperso in mare e non recuperabile dalla mattina di lunedì 26 marzo. Qui sotto due articoli di Michele Tognozzi da FAREVELA del 26 marzo, quando ancora non si aveva notizia dell'incidente, e del 28 marzo che dell'incidente riporta il comunicato del Team SHK/Scallywag
Capo Horn, 28 marzo 2018 - Arrivano le prime parole ufficiali dal team SHK/Scallywag dopo la tragedia che ha visto la scomparsa in mare di John Fisher. Il Team Manager Tim Newton, lo skipper David Witt e il navigatore Libby Greenhalgh hanno inviato una ricostruzione dei fatti accertati.
Lunedì 26 marzo Scallywag stava regatando nella Leg 7 della VOR approsimatamente a 1.400 miglia da Capo Horn (a 52° 45′ S, Ndr)
Le condimeteo erano di 35-.45 nodi, con onda di 4-5 metri con piovaschi che riducevano la visibilità. Mancavano 15 minuti all’alba
Il team stava navigando con una mano di terzaroli alla randa e il fiocco J2. Il Code 0 frazionato (FR0) era issato ma avvolto.
Intorno alle 13UTC Scallywag ha planato da un’onda molto lunga finendo in una strapuggiata (strambata involontaria, Ndr).
John Fisher era in coperta, nel pozzetto. In quel momento, si stava spostando in avanti per fissare la scotta del FR0 e quindi aveva momentaneamente staccato la sua cintura di sicurezza.
Nerl momento in cui la randa ha spazzato la coperta nella strambata, la scotta randa ha investito John scaraventandolo fuori dalla barca. L’equipaggio crede che John sia stato privo di sensi a causa del colpo nel momento in cui ha toccato l’acqua.
John stava indossando una tuta di sopravvivenza con cappuccio, guanti e giubbetto di salvataggio.
La boa d’emergenza per il Man over board e quella a ferro di cavallo sono state lanciate immediatamente a poppavia per fissare la posizione.
C’è voluto un po’ di tempo per riavere la barca in controllo e tornare a motore verso la posizione in cui il MOB era occorso.
Alle 13:42 UTC il Team ha informato il Race Control, via email, che c’era un MOB e che la barca stava ritornando verso la posizione fissata per iniziare un’operazione di ricerca.
Su input del Maritime Rescue Coordination Centre e del Race Control in Alicante, un’operazione di ricerca e salvataggio è stata portata avanti per diverse ore ma non c’è stata tracciua di John, della boa a ferro di cavallo o della boa JON.
Dopo che le condizioni di mare e vento si stavano deteriorando, è stata presa la difficile decisione di abbandonare le ricerche e preservare la sicurezza del resto dell’equipaggio.
Newton ha aggiunto che la sola priorità del team è di riportare adesso l’equipaggio in salvo in un un porto. Una volta che avremo fatto ciò, avremo il tempo di fare un de-brief più approfondito per assiciurare che qualsiasi lezione possa essere appresa da ciò che è successo a John sia d’aiuto al resto della flotta”.
Scallywag sta navigando verso la costa cilena a una latitudine sui 50° Sud e dovrebbe raggiungere un porto sicuro tra due giorni.
In testa alla flotta Brunel ha aumentato il suo vantaggio a 65 miglia su Vestas e dovrebbe doppiare Capo Hon, distante ancora 430 miglia alle 13 UTC, nella tarda mattinata di domani, dopo aver scelto un approccio molto settentrionale al più temuto dei Capi.
In un blog da Turn the Tide on Plastic la skipper Dee Caffari ha incluso questo toccante omaggio, descrivendo l’atmosfera a bordo: “Ieri è stato un giorno di riflessione e di tristezza su TTOP. Ricevuta la notizia del tragico incidente, è stata condivisa con l’equipaggio. Tutti hanno vissuto un momento di tristezza e abbiamo pianto, in privato o insieme. Fish era un amico, un fan e un supporter del nostro progetto. Era un velista dotato che stava facendo quel che amava, e questo è il solo pensiero che ci può dare una qualche consolazione. Ora guardiamo in cielo e vediamo un altro spirito di un marinaio prendere il volo sotto forma di un Albatro, che ci guarda da lassù.” Una antica tradizione marinaresca, infatti, dice che le anime dei marinai dispersi prendano vita in uno dei tipici uccelli marini dell’emisfero sud.
Il navigatore Simon Fisher da brodo di Vestas 11th Hour Racing ha inviato a terra questo messaggio: “Dopo la devastante notizia di ieri stiamo navigando verso Capo Horn con un peso sul cuore. Anche se dobbiamo restare concentrati, posso parlare a nome di tutti a bordo e dire che oggi i nostri pensieri sono solo per John, la sua famiglia, i suoi amici e compagni. Il Southern Ocean è stato particolarmente duro quest’anno, non ha dato un momento di respiro, né di pausa. E, con la tragedia di ieri, questi ultimi giorni nel Pacifico, saranno ancora più duri.”
Capo Horn, 26 marzo 2018 - L’urlo del Southern Ocean sta investendo in queste ore la flotta della Volvo Ocean Race. Temperatura dell’acqua a 3 gradi, fiocchi di neve, vento sui 35-45 nodi e onde di cinque-sei metri, questo il menu odierno per gli equipaggi della Volvo lanciati verso Capo Horn.
Brunel continua a guidare la flotta e, dopo aver strambato sul limite anti ghiacci, posto in questa zona ai 56° Sud, sta dirigendo rapidamente verso Capo Horn, distante sancora 1.300 miglia, navigando mure a sinistra sul margine del fronte freddo. Alle 11:12 CET il vantaggio su Vestas era di 32 miglia. Terzo Dongfeng a 41. Mapfre è quinto a 48 miglia. Il passaggio dasll’Horn è previsto in poco meno di tre giorni, quindi giovedì notte/mattina.
Considerando il punteggio doppio di questa tappa si potrebbe quindi riaprire la classifica al vertice.
“I ragazzi ci aiutano a far andare veloce la barca, ma non hanno mai provato a essere “morsi sul posteriore” e non voglio che ci provino ora.” Ha scritto Bekking. “Quaggiù le cose posso mettersi al peggio molto in fretta e andare nella direzione sbagliata. In un battito di ciglia 30 nodi diventano 40 e più e allora è davvero tosta. Ma negli ultimi giorni siamo andati bene. C’è un fronte molto grande che arriva da dietro e la Ice Exclusion Zone ci costringerà a strambare. Poi un salto della direzione e vento forte stanotte e domani.” Come ha spiegato Chris Nicholson di team AkzoNobel nel collegamento video di oggi con Alicante infatti, in questa situazione, bisogna continuare a far andare veloce la barca, oltre i 22/25 nodi per tenere il passo con le onde enormi.
Il navigatore di Vestas 11th Hour Racing Simon Fisher è stato ancora più sintetico nel spiegare la situazione in un tweet: “C’è vento, molto vento. Cerchiamo di andare a est, inseguiti da un fronte freddo. Ce ne sarà ancora per un po’ di ore.” Vestas 11th Hour Racing fa parte del gruppetto di 5 barche alle spalle di Brunel, che navigano tutte nello spazio di 10 miglia (considerando la distanza all’arrivo) e di una trentina di miglia sull’asse nord-sud.
Dando prova di grande resistenza anche i leader della classifica generale, gli spagnoli di MAPFRE, sono riusciti a rimanere in questo gruppo, malgrado il danno alla rotaia sull’albero che limita la loro possibilità di gestire la randa. Non possono, infatti togliere una mano di terzaroli e sono costretti a navigare con tre mani. “Credo che dobbiamo essere contenti della nostra posizione.” Ha detto lo skipper Xabi Fernández. “Ieri abbiamo cercato di rallentare un po’ la barca per fare dei rinforzi che ci permettano di continuare a spingere con una o due mani di terzaroli fino all’Horn… Adesso ci aspettiamo che arrivi vento davvero forte. Dovremo fare attenzione all’albero e speriamo di tenere il passo delle altre barche per essere nel match al Capo.”
Una foto e brevi note di John https://www.volvooceanrace.com/en/crew/648_John-Fisher.html