Mario Sconcerti, uno dei pochi italiani che capisce di calcio (o almeno così mi dicono gli esperti) commenta la partita di ieri, mercoledì 11 aprile, tra Real Madrid e Juventus. Qui sotto il suo commento ma credo che parlare di Juventus come di una squadra italiana sia difficile, pochi gli italiani che vi giocano tra cui il portiere Buffon. Non si capisce perchè le squadre italiane siano così piene di giocatori stranieri; non costano meno e non giocano meglio visto che i club italiani per lo più perdono i confronti di coppa con i club stranieri. E allora? Temo che prima o poi qualche “giudice di milano” ci metta il naso e..... “mani pulite2”: tutte le squadre di serie A retrocesse in promozione!!! Ecco cosa scrive Sconcerti: “La diversità con l’incredibile partita della Roma è che il Real c’è stato sempre. Non è scomparso come il Barcellona. Ha commesso molti errori, come ogni volta che deve rincorrere l’avversario, ma ha continuato a vivere sul campo. L’arbitro poi ha deciso tutto all’ultimo minuto con un giudizio che aveva correttezza ed esagerazione. Difficile contestarlo, difficilissimo accettarlo. È stata una partita non immaginabile, come se qualcosa nel vento avesse davvero girato il senso del calcio. In realtà non c’era mai stata la differenza di Torino fra queste due squadre opposte, al punto che il gol che alla fine ha deciso non è stato il rigore di Ronaldo, ma quel suo gol in rovesciata che è già entrato nell’epica del calcio. Tutto scivola via nel gesto di un solo calciatore, il resto è rammarico e diversità, ma non distanza. Real-Juve era e rimane una partita aperta. La Juve ha comunque battuto il Real a casa sua in modo netto, pauroso. Esce dalla Champions senza aver capito dove ha davvero sbagliato. Ronaldo è stato l’uomo oltre la linea dell’orizzonte, ha deciso ma non sconvolto i valori. Più nel tecnico, la partita ha raccontato l’importanza tattica di Mandzukic, l’altro uomo del confine con i suoi gol e i suoi rientri, l’azzardo necessario per una Juve che non ha abbastanza mezzi normali per andare oltre i grandi avversari. Le difficoltà di Higuain a rimanere solo, la leggerezza di Pjanic, un fuoriclasse che si è abituato al facile; la presenza di Buffon fino in fondo, fino alla spinta all’arbitro che non può chiudere la sua carriera in Champions. Non è chiaro ormai dove sia il limite di Buffon, se nella necessità di smettere per età o nel bisogno che ne hanno gli altri. Niente dice che debba farlo, tantomeno la partita di Madrid. Si può eccepire che sul 3-0 la Juve si è molto più chiusa, ma non è stata una scelta, è stata una necessità. L’avversario esisteva e andava per linee verticali, non si accontentava di tenere il pallone. Così quasi stancamente si è arrivati al rigore, un rigore di sfinimento. Nessuno ci credeva più, tutti pensavano di poter andare oltre la regola, compreso Benatia. È una straordinaria impresa mancata frutto di un’altra impresa fallita, quella della partita in casa. Le squadre sono allo stremo della loro grandezza, questo le rende imprevedibili e vicine. Entrambe un po’ troppo usate. La forza della Juve è stata rendere la seconda gara una moneta impazzita, ma aveva già buttato via la qualificazione. Il Real è una bellezza rinascimentale che ha già preso la via del barocco. Dispiace, è mancato un soffio, ma era nell’aria.” Milano, 12 aprile 2018

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